Dal Libro di Isaia:
« Le
bestie del deserto s'incontreranno con le bestie che ululano, i capri
si chiameranno l'un l'altro; vi si stabiliranno anche le civette e vi
troveranno un luogo di riposo.»
(Isaia
34:14)
Il presente testo liturgico tenta di prendere le distanze dalla presenza di
entità soprannaturali malefiche e allo stesso tempo dimostra
familiarità con Lilith.
Serve
da Esorcismo (4Q560) e Canzone dei Demoni Dispersi (11Q11), a tal
punto da essere compreso in alcuni incantesimi. Comparabile al
rilievo dell'Arslan Tash, usato per "aiuto nella protezione dei
fedeli contro il potere degli spiriti. Il testo diviene quindi un inno esorcistico.
Un
altro testo scoperto a Qumran, di solito associato al LIBRO DEI PROVERBI,
si appropria del mito di Lilith nella sua descrizione di una donna
pericolosa e attraente, la Seduttrice (4Q184). L'antico poema,
risalente al primo secolo ma probabilmente assai più vecchio, descrive una donna infida e
avverte continuamente il lettore dei pericoli di un incontro con lei.
Di solito la donna descritta nel testo è eguagliata a una "strana
donna" dei Proverbi 2 e 5. il parallelo
è immediatamente riconoscibile:
«La
sua casa sprofonda nella morte,
Ed il seguirla porta alle
ombre.
Tutti coloro che la seguono non possono tornare
E
trovare ancora le vie della vita.»
(PROVERBI 2:18-19)
«I
suoi cancelli sono cancelli di morte
e dall'entrata della casa
se
ne va verso Sheol.
Nessun che entri tornerà mai,
e coloro che
la possiedono scenderanno l'Abisso.»
(4Q184)
La donna illustrata nei Proverbi è probabilmente una
prostituta o una sua rappresentazione. La "Seduttrice"
del testo del Qumran, diversamente, non rappresentava una
minaccia esistente date le sue caratteristiche ascetiche. Diversamente, il testo del Qumran utilizza
l'immagine dei Proverbi per presentare una minaccia più ampia e
decisamente soprannaturale, la minaccia del demone Lilith.
Inanna invece era
un’antica dea sumera, “Anunna” dell’amore, della sensualità,
della fertilità, della procreazione ma anche della guerra. chiamata
successivamente “Ištar” dagli Accadi, dagli Assiri e dai
Babilonesi, viene identificata dagli Ittiti con il nome
“Šauška”, “Astarte” dai Fenici (un’altra traslitterazione
è “Ashtart”; nella lingua ebraica biblica il suo nome è עשתרת
(trasfigurato in
Ashtoreth), in ugaritico ‘ṯtrt – anche ‘Aṯtart o ‘Athtart, che diviene Atirat – e in accadico è As-tar-tu); ella era
Afrodite per i Greci e Venere per i Romani.
In
tutti i racconti antichi viene associata al pianeta Venere, il qual
fatto permette di associare il suo nome a quello di “Signora
della Luce Risplendente“ l'iconografia
della dea è la stella
a otto punte (un
simbolo che si ritrova successivamente nell’iconografia cristiana
correlato alla Vergine Maria).
Il
simbolo della stella a otto punte rievoca il fatto che il pianeta
Venere ripercorre le stesse fasi in corrispondenza di un ciclo di 8
anni terrestri, cosa già ampiamente conosciuta dagli astronomi in
epoca sumera.
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